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La Flaminia

Da Fano al Passo della Scheggia (m.632 s.l.m.) l’attuale via Flaminia ripercorre in direzione di Roma gli stessi luoghi (dalla costa Adriatica agli Appennini) dell’antica consolare omonima. L’aveva voluta (da Roma ad Ariminum, attraverso il Lazio settentrionale, l’Umbria e l’ager Gallicus) nel 220 a.C. il censore Gaio Flaminio, facendone una delle più importanti vie dell’antichità, inizialmente per assicurare a Roma il controllo delle regioni adriatiche e poi come strada di espansione verso la Gallia Cisalpina e Transalpina. Dopo la battaglia di Sentinum (295 a.C.), presso l’odierna Sassoferrato, i Romani avevano infatti definitivamente battuto la coalizione di Umbri, Galli Senoni, Etruschi e Sanniti che si erano opposti all’espansione romana sui loro territori. Altro non restava allora da fare che procedere al processo di trasformazione culturale e sociale delle popolazioni sottomesse, facilitata dalla ripartizione e assegnazione dei fertili terreni demaniali fra singoli cittadini romani (lex Flaminia del 232 a.C.), con la costruzione appunto di una comoda via di collegamento fra l’Urbe futura e le genti italiche. L’antico viandante che a partire dal III secolo a.C., superato il ricordato Passo della Scheggia, dava inizio al percorso lungo il territorio di quello che è oggi il tratto marchigiano della via suddetta, aveva ben presto cominciato con l’incontrare gli stessi luoghi e centri abitati che il viaggiatore e il turista odierno incontrano sul loro cammino: Luceolis (Cantiano), Cale Vicus (Cagli), Pitinum Mergens (Acqualagna), Forum Sempronii (Fossombrone), Fanum Fortunae (Fano) e, raggiunto il mare e volgendo a nord, Pisaurum (Pesaro) e Ariminum (Rimini). Un unicum viario tuttora caratterizzato dalla presenza di antichi ponti, tagli nella roccia, gallerie, lastricati, costruzioni, chiaviconi, cippi stradali e iscrizioni: un complesso di resti archeologici di eccezionale rilevanza, costituitosi attraverso i secoli mediante sovrapposizioni e stratificazioni di ripetuti interventi costruttivi

La gastronomia di Vittorio Beltrami

E’ stato definito l’Einstein italiano dei formaggi, uno dei migliori produttori di formaggio del mondo e una delle figure più carismatiche che ha rappresentato la Regione Marche all’EXPO di Milano.

Si chiama Vittorio Beltrami e vi riceve nella sua gastronomia di Cartoceto, un paradiso di specialità gastronomiche che fin dall’ingresso inebria con il profumo intenso dei formaggi caprini e pecorini esposti sui banchi: il pecorino stagionato in Fossa l”Ovillis Ambrosia”, i pecorini conciati con foglie di noce, i pecorini stagionati nelle vinacce di uve Montepulciano, e il pascio di Fontecorniale (cru di latte lavorato a crudo senza pastorizzazione).

Nel suo laboratorio vengono create anche confetture e marmellate di frutta e bacche di crescita spontanea che si sposano bene coi formaggi , specie se proposti come dessert (ad esempio : bacche di rosa canina, bacche di sambuco, pere e cannella, mele cotogne, nespole, pomodori verdi, zucchine verdi, fragole e menta selvatica, cardi e violette).